Il più grande maestro e innovatore dello haiku è stato Matsuo Bashò, un poeta geniale che è vissuto e ha viaggiato nel Giappone del Diciassettesimo secolo. Nessuno mai, nel corso degli anni, si era permesso di contestare questa affermazione perlomeno fino al 1894, quando un altro scrittore, di appena ventisette anni, sente di avere qualcosa di importante da dire. Masaoka Shiki è un giovane giornalista, un uomo di lettere dall’entusiasmo febbrile, e soprattutto un poeta. Dal novembre del 1893 al gennaio dell’anno successivo Shiki pubblica sul quotidiano «Nippon» venticinque frammenti letterari sotto il titolo Basho Zodan. In giapponese zodan significa un discorso in disordine, fatto senza troppa cura per la sua forma e le sue conseguenze. Ma il vero scompiglio è quello creato dal contenuto degli articoli di Shiki: nessuno fino a quel momento si era permesso di criticare gli haiku di Basho, perlopiù in termini cosi lapidari. Basho Zodan è il primo studio moderno sullo haiku e il testo che ha cambiato la storia di questo genere poetico, per la prima volta in traduzione europea.
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