Il 16 febbraio del 1982 in via Santo Stefano del Cacco (ben nota ai lettori di Gadda), al “Teatro Flaiano” di Roma, Giorgio Caproni tiene una conferenza dove dovrebbe commentare i suoi versi “Parole (dopo l’esodo) dell’ultimo della Moglia”. Tra il pubblico siede Pietro Tordi, un attore, che da alcuni anni commette quella che in molti considerano una sua personale stranezza: registrare, in teatri, accademie o circoli, qualsiasi cosa gli riesca di captare venga detta sulla poesia. Ma le stranezze di Tordi (per noi una fortuna) ci riportano la voce di uno dei più grandi poeti del nostro novecento che, come sempre defilato, ci dirà quasi niente su quei suoi versi, e moltissimo sulla sua visione lucida e intelligente di cosa sia la poesia. . Una preziosa scoperta svela un’inaspettata arte oratoria di Caproni e ci permette di ottenere integralmente l’essenza della sua idea di letteratura, e nella fattispecie di poesia. Il bardo livornese, come sempre defilato, dirà quasi niente sui suoi versi, moltissimo sulla consapevolezza del tragico.
Cod: 9788899028169
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